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CORAZONES DE MUJER Film con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggioFilm con lo stesso punteggio
  Stampa questa scheda Data della recensione: 1 novembre 2008
 
di Davide Sordella e Pablo Benedetti, con Aziz Amehri, Ghizlane Waldi, Mohammed Wajid (Italia,Marocco, 2008)
 

Reduce dall'attenzione avuta all'ultimo festival di Berlino, ecco l'oggetto misterioso; spaesante dapprima, quindi interessante e pure poetico. Non tanto per il tema: quello sempre di attualità, certo, legittimo ed urgente ma, perlomeno alle nostre latitudini, non proprio inedito della donna araba, costretta al matrimonio senza amore deciso dai genitori, condizionata da una verginità che se persa, come nel caso della giovane Zina, obbliga a decisioni e compromessi a dir poco umilianti. Piuttosto per il “modo” (che è sempre ciò che conta nel cinema) di affrontarlo. In un'insolita evasione: da Torino a Casablanca, a rifarsi (materialmente…) la verginità indispensabile alle nozze, con la spider Alfa Romeo e in compagnia di un'altra sorta di emarginato, il sarto omosessuale algerino incaricato di confezionarle gli abiti da sposa.


Un tragitto giustamente, rigosamente, fisico, attraverso mari e monti, verso quel deserto dove ancora vive la famiglia e… un figlio del nostro travestito. Ma soprattutto in un itinerario che si fa morale e iniziatico, in un road-movie dell'anima alla scoperta di sé stessi. Verso un intervento (ma sarà poi quello chirurgico?) destinato in tutti i sensi, come ripetono i protagonisti, a “riportare il contachilometri a zero”.


Più facile a dirsi che a farsi. Ed infatti CORAZONES DE MUJER inizialmente non manca di sconcertare: dominanti virate al seppia, un'alternanza di piani e sequenze a dir poco disinvolta, un rifiuto di adeguarsi ad un procedimento estetico classico che da destabilizzante e magari anche irritante finisce però per rivelare ambizione e creatività. Non a caso scopriamo che la giovane coppia formata da Davide Sordella e Pablo Benedetti proviene dalla scuola londinese di Mike Leigh e che di quel cinema ha conservato tutta la libertà espressiva del “free cinema”. Sempre sul filo di un estetismo che potrebbe spedirlo da un istante all'altro nell'universo caramelloso delle telenovele, il film riesce quasi sempre a sfuggire da ogni sorta di trappola. Ad essere di una immediatezza documentaristica quando si tratta di farci sentire l'esistenza dura ma autentica di chi vive nel deserto; quindi di accostarsi immediatamente con immagini quasi surrealiste, in un montaggio disinvoltamente impressionistico, a quei suoi personaggi che si muovono con la verità permessa dal loro statuto di attori non professionisti.


Alimentato da un piacere per l'evasione figurativa non disgiunta da quella musicale, CORAZONES DE MUJER ha qualcosa di quell'Almodovar al quale i due autori pensavano dapprima di proporre la loro sceneggiatura. Certo, siamo lontani dalla padronanza magistrale dell'artificio che fa grande lo spagnolo. Ma il coraggio di lasciarsi andare al piacere di filmare, il desiderio di concludere la loro facilità espressiva in accenti di verità e, in definitiva, di semplice possibilità di identificazione per lo spettatore, lascia presagire che di Sordella e Benedetti sentiremo ancora parlare.


   Il film in Internet (Google)

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